La Storia

Dopo numerosi spostamenti, l’Archivio storico della Magnifica Comunità di Fiemme ha trovato finalmente una collocazione definitiva in due ampi locali situati al terzo piano dell’ex Palazzo Vescovile di Cavalese, in Via Scario 1. Gli utenti possono così consultare la documentazione, dal lunedì al venerdì, in una comoda sala studio che oltre ad ospitare gli armadi automatizzati dell’Archivio storico, mette a disposizione una fornita biblioteca tematica.

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Seconda metà degli anni ottanta dell’Ottocento

Per quanto riguarda la sua storia, nella seconda metà degli anni ottanta dell’Ottocento, il professor Tullio Sartori Montecroce fu uno degli ultimi ad esaminarne i documenti organizzati ancora secondo l’ordinamento più antico.

Nella sua monumentale opera, dedicata al diritto statutario della Magnifica Comunità, il giurista primierotto descrisse il deposito documentario e dichiarò che, come nella maggior parte dei comuni rurali trentini, fino al 1730 esso si trovava nella sagrestia della Pieve. In quell’anno, per ordine dello Scario Giuseppe Rizzoli, l’Archivio venne trasportato in 25 cassetti presso il Palazzo della Loza: l’antica sede della Comunità. Tale suddivisione in cassetti sarebbe tuttavia precedente al XVIII secolo, come dimostra il “Registro dell’Archivio della Mag.ca Comunità della Valle di Fiemme” compilato tra la fine del Seicento e i primi anni del Settecento.

Nel registro la descrizione dei documenti fu eseguita secondo una suddivisione in serie contrassegnate da lettere dell’alfabeto, il che potrebbe anche far pensare all’esistenza di un ordinamento preesistente trasferito poi sulle in quelle pagine: probabilmente un primo tentativo di inventario, con indicazioni sommarie relative agli atti più importanti dei cassetti dalla lettera A alla lettera G, mentre i documenti contenuti nei restanti cassetti vennero semplicemente annotarli come “scritture di poco valore”.

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Primo maggio 1773

Il primo maggio 1773, dopo un tentativo eseguito negli anni trenta dal notaio Carlo Antonio Miorini e giunto a noi solo in una copia del 1752, la Comunità incaricò il canonico Filippo Puel di procedere ad un nuovo riordino dell’Archivio e alla redazione di un ulteriore inventario. Di tale lavoro rimane traccia non solo nel “Registro delle scritture”, ma anche in una nota spese del 28 giugno 1773 che segnala il pagamento di ragnesi 77 a favore del religioso. L’ordinamento dato ai documenti dal Puel rimase di fatto inalterato per tutto l’Ottocento e, sebbene dai primi anni del XIX secolo l’Archivio corrente iniziò ad essere articolato in fascicoli annuali, si continuò ad inserire documenti nelle antiche serie per cassetti, probabilmente perché ritenuti più importanti.

Settembre 1881

La nuova organizzazione dell’archivio corrente risale al 15 settembre 1881, giorno in cui la Comunità di Fiemme accolse il sistema di archiviazione introdotto con una circolare del prefetto del Dipartimento dell’Alto Adige Alessandro Agucci. Seguendo tale sistema si procedette alla raccolta in fascicoli degli atti e alla registrazione, con numerazione progressiva, su appositi protocolli detti “degli Esibiti”. I due sistemi, quello per cassetti e quello per esibiti, convissero per tutto l’Ottocento, mentre solo nei primissimi anni del Novecento si tentò un nuovo e fallimentare riordino: obiettivo di tale lavoro era quello di introdurre un sistema di fascicolazione che potesse in qualche modo facilitare l’archiviazione e la consultazione delle pratiche. In questa fase fu verosimilmente tentato anche uno scarto del materiale ritenuto di nessuna utilità.

Nel 1909 fu introdotto quindi un nuovo sistema di organizzazione dell’Archivio corrente che prevedeva la costituzione di fascicoli per affari. Venne così adottato un titolario comprensivo di venti categorie (e 50 suddivisioni), rimasto di fatto in vigore fino al 1995: anno nel quale si cominciò ad utilizzare un titolario più consono alle mutate esigenze dell’Ente Magnifica Comunità.

A fine anni novanta, su proposta del Consesso dei Regolani, la Provincia Autonoma di Trento e in particolare il Servizio beni librari e archivistici si occupò così del riordino e dell’inventariazione dell’Archivio storico. Il lavoro venne portato a termine grazie all’impegno di Francesca Morandini, Paola Carrucci e soprattutto di Rodolfo Taiani e Marcello Bonazza i quali, nel 1999, curarono l’inventario stesso dell’Archivio (1234-1945), pubblicato come secondo numero della collana Archivi del Trentino: fonti, strumenti di ricerca e studi.

Fine anni '90
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